giovedì 3 novembre 2016

La contraddizione del padre di famiglia

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Il discorso moralista dice che lo Stato, così come un padre di famiglia, dovrebbe sempre spendere meno di quanto guadagna. Questo discorso finisce per suggerire al cittadino, laico in economia, che:  
1) è possible per tutti gli agenti di un sistema economico guadagnare più di quanto spendono, e  
2) che lo Stato presenta un qualche tipo di restrizione finanziaria, tipica di un padre di famiglia. 
Questo discorso è falso perché, 1) non è possibile nel complesso di un sistema economico guadagnare più di quanto viene speso, e 2) lo Stato non si sgretola quando si indebita riguardo la valuta che egli stesso emette, ossia, nel debito pubblico espresso nella sua stessa valuta (il Reale, nel caso del Brasile).
Purtroppo, questo discorso falso sta guadagnando adepti fra le persone che prendono decisioni importanti per il futuro del paese. Questa retorica è arrivata ad un punto tale che il governo pretende di approvare un Proposta di Emendamento alla Costituzione che congelerebbe la spesa pubblica primaria in termini reali per i prossimi vent'anni, consentendo soltanto degli aggiustamenti per ripristinate l'inflazione precedente. L'obiettivo di tale misura sarebbe, secondo il discorso ufficiale, quello di promuovere un aggiustamento nei conti pubblici.
Questa PEC ha ricevuto varie critiche, a causa del suo carattere perverso dal punto di vista sociale, in quanto impedirebbe al governo di ampliare l'insieme di beni e servizi pubblici offerti alla popolazione. Noi sottoscriviamo tali critiche, e intendiamo andare un po' oltre, mostrando che quando lo Stato si comporta secondo questa logica - come se fosse un padre di famiglia - provoca effetti nocivi per l'economia.

Lezione n°1: In un sistema economico, quel che si spende è esattamente quel che si guadagna.
Per semplificare al massimo l'argomento, cerchiamo di non considerare il settore esterno, i trasferimenti del governo, e supponiamo che ogni spesa pubblica consiste nel consumo e che non ci siano variazioni di stock. Sottolineiamo che l'argomento è valido anche senza queste semplificazioni.
Poniamo allora che il prodotto (PIL) (Y), dal punto di vista del reddito, sia uguale alla somma della massa salariale, dedotte le imposte (W), più la massa dei profitti, anche qui dedotte le imposte (P), e più il totale delle imposte raccolte (T). Dal punto di vista della domanda, il prodotto è uguale alla somma del consumo delle famiglie (C), degli investimenti (I), e del consumo del governo (G). Per definizione, queste due somme devono essere uguali. Abbiamo così:
Y = W + P +T = C + I + G
Prodotto = Reddito = Domanda
Quello che il settore privato "guadagna", in tal caso, è la somma dei salari e dei profitti (W+P), e quello che il governo "guadagna" è la riscossione delle imposte (T). Quello che il settore privato spende, da parte sua, corrisponde al consumo più gli investimenti (C+I), mentre quella che è la spesa del governo è lo stesso G. Compiendo alcuni passaggi algebrici a partire dalla precedente equazione, arriviamo alla seguente espressione per determinare il surplus del settore privato:
(W+P) - (C+I) = G - T
Dove (G - T) è il deficit pubblico, cosa che alternativamente può essere scritta:
Surplus del settore privato = deficit pubblico.
Ciò significa che quando il bilancio del governo è in attivo, il settore privato guadagna meno di quanto spende, e che quando il bilancio del governo è deficitario, il settore privato guadagna più di quanto spende. Così, perché sia possibile che il settore privato (l'insieme delle imprese e delle famiglie in un sistema economico) guadagni più di quello che spende, è necessario che il governo spenda più di quel che guadagna.
La possibilità di guadagnare più di quanto si spende esiste solamente per l'individuo di cui si suppone che il suo reddito sia dato e che l'individuo scelga quanto spendere. Tuttavia, nel complesso, il reddito e la spesa sono uguali. Pertanto, in un sistema economico considerato come un tutto, non è possibile che tutti gli agenti guadagnino più di quanto spendono, semplicemente perché, nel complesso, quello che si guadagna è esattamente uguale a quello che si spende. Con questo, vediamo che è impossibile che il settore privato ed il settore pubblico siano in surplus contemporaneamente.

Lezione n° 2: Per il livello occupazionale, quel che conta è il livello di spesa pubblica e non il deficit pubblicoPer una data capacità produttiva, il livello complessivo della spesa destinata all'acquisto di beni e servizi correntemente prodotti (domanda), misurato secondo i prezzi normali, determina i livelli di reddito, prodotto ed occupazione. Questo è, in maniera semplice e diretta, il cosiddetto principio della domanda effettiva - sviluppato in maniera indipendente da Keynes e Kalechi negli anni 1930 - che stabilisce la seguente relazione di causalità: è la spesa che genera il reddito. Tale formulazione è valida a condizione che esistano risorse inutilizzate in economia - cioè, capacità produttiva inutilizzata e lavoratori disoccupati.
Perciò, quando ci sono risorse inutilizzate, il governo dovrebbe innalzare il suo livello di spesa inducendo così l'aumento del reddito, della produzione e dell'occupazione. Quando il governo aumenta la sua domanda di beni e servizi, questo va direttamente ad aumentare la domanda dell'economia e gli imprenditori devono produrre di più per soddisfare questa domanda addizionale del governo. La cosa implica che un maggior numero di lavoratori vengono assunti, così come aumenta la domanda degli imprenditori stessi di assunzioni, generando una crescita del reddito complessivo maggiore della crescita della spesa pubblica. Un processo inverso si verifica quando il governo taglia la spesa: ciò diminuisce direttamente la domanda dell'economia, facendo sì che gli imprenditori debbano produrre meno per soddisfare alla domanda del governo che è caduta. Ciò implica che vengono licenziati lavoratori, così come che diminuisca la domanda degli imprenditori di assumere, generando una caduta della rendita complessiva maggiore di quella provocata dal taglio iniziale della spesa pubblica. Nel lungo periodo, gli imprenditori regolano la loro capacità produttiva per soddisfare alla domanda effettiva dell'economia, che è la domanda che consente il loro profitto.
Così, all'inizio del 2015, optando deliberatamente per tagliare fortemente la spesa, il governo ha causato la recessione e l'aumento della disoccupazione nell'economia brasiliana. Tale recessione ha ridotto le entrate fiscali, di modo che il taglio della spesa non sta causando un miglioramento dei conti pubblici, in quanto le entrate fiscali stanno cadendo più della spesa pubblica.
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Si noti che il deficit o il surplus sono solo il risultato dei conti pubblici e non ci dicono se il governo stia agendo in maniera da stimolare o da contrarre l'economia. Quel che ci dicono è ciò che sta succedendo con i livelli di spesa del governo, che generano domanda per l'economia, e non se c'è deficit o surplus.
L'attuale governo federale afferma che congelare la crescita reale della spesa primaria è una condizione perché il paese torni a crescere, affermando che gli imprenditori torneranno ad investire, ampliando la capacità produttiva dell'economia. Tuttavia, non ha alcun senso che gli imprenditori amplino la capacità produttiva (investano) mentre la domanda per i loro prodotti si trova in caduta o in stagnazione. Questo discorso senza senso viene trasmesso e difeso dai grandi mezzi di comunicazione. Ovviamente, da quando il governo ha cominciato a tagliare la spesa, il livello di produzione (PIL) è caduto, gli investimenti degli imprenditori sono caduti ancora di più, e la disoccupazione è aumentata. Questi sono gli effetti nocivi per l'economia che si producono quando il governo si comporta come un padre di famiglia:lezione gráfico-2
Congelare la spesa primaria dopo la forte riduzione della spesa avvenuta a partire dal 2015 probabilmente ci condannerà ad una lunga stagnazione, senza garantire che ci sarà un miglioramento nelle entrate fiscali e nei conti pubblici. Se si vogliono migliorare i risultati fiscali, il governo potrebbe ricorrere ad aumenti di imposte nei confronti dei più ricchi, annullare le esenzioni per le imprese, oppure semplicemente migliorare la struttura tributaria, anziché tagliare e congelare la spesa. Se non lo fa, è per una scelta politica.
Cerchiamo con questa nota di spiegare gli aspetti più basilari di come il governo influenza i risultati economici. Sottolineiamo però come il governo dovrebbe affrontare le vere sfide che si riferiscono a tutto questo: 1) il profilo regressivo della struttura fiscale e dei trasferimenti effettuati dal governo e 2) la struttura produttiva affinché la crescita dell'economia brasiliana non incorra nella restrizione dei bilancio dei pagamenti.

- Kaio Pimentel e Guilherme Haluska - Pubblicato su Excedente il 12 ottobre 2016 -

* - Il testo è scritto da Kaio Pimentel e Guilherme Haluska, entrambi membri del gruppo di economia politica "Excedente", essenzialmente composto da economisti dell'UFRJ ( http://www.ie.ufrj.br/ )

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