sabato 14 ottobre 2017

Il 14 tutti in piazza ad "alta voce" contro la povertà di Tomaso Montanari

.La politica non è più nella politica.

Se la politica è vedere, giudicare, agire per cambiare il mondo, allora la cosa più "politica" di questi giorni non è la battaglia parlamentare per la legge elettorale, ma la grande mobilitazione contro la povertà che domani, 14 ottobre, avverrà in tutta Italia.


A lanciarla è stata la Rete dei Numeri Pari "che prende idealmente il testimone dalla campagna Miseria Ladra ed è stata inizialmente promossa da Gruppo Abele, Libera e Rete della Conoscenza, e che unisce centinaia di realtà sociali diffuse in tutta Italia che condividono l'obiettivo di garantire diritti sociali e dignità a quei milioni di cittadini a cui sono stati negati (associazioni, cooperative, parrocchie, reti studentesche, comitati di quartiere, campagne, progetti di mutualismo sociale, spazi liberati, reti, fattorie sociali e semplici cittadini)".


Non sarà dunque, una giornata sulla povertà: ma con la povertà, dentro la povertà, contro la povertà. Esattamente quello che manca alla politica professionistica: la conoscenza reale delle cose che vuole cambiare.


E i promotori della manifestazione hanno ben chiara la direzione politica che hanno scelto di intraprendere: "Cinque anni fa, attraverso la modifica costituzionale dell'art.81 – imposta dalla governance europea e accettata supinamente da quasi tutto il parlamento – sono state "legalizzate" nel nostro paese le politiche di austerità. Le diverse culture che hanno dato vita alla Costituzione sono state schiacciate da una solo punto di vista, quello liberista. A cinque anni di distanza, sempre più cittadini e realtà sociali si rendono conto che le politiche di austerità introdotte con il pareggio di bilancio non ci mettono nella condizione di rispettare l'impegno di garantire i diritti fondamentali. Prima l'economia e la finanza poi i diritti. L'intangibilità umana che rappresenta il fine ultimo della nostra Carta, subordinato alle priorità di banche e finanza. Un attacco al cuore della democrazia di cui oggi intuiamo gli esiti. Siamo entrati in regime di "universalismo selettivo" come ci ha detto il governo, comunicandoci che, a parità di diritti, lo Stato non può soddisfarli tutti. In base a questi "principi" è stato tagliato il 90% del Fondo Nazionale Politiche Sociali e siamo gli unici a non aver introdotto una misura di sostegno al reddito come chiediamo da tempo attraverso la campagna per il "reddito di dignità". Le politiche sociali, gli investimenti per il lavoro, la scuola pubblica, la sanità, la casa, la difesa del territorio, non sono prioritari e soprattutto ci viene raccontato che non ce li possiamo più permettere".


I risultati di questa terribile stagione politica – di cui sono egualmente responsabili centrodestra e centrosinistra – sono impressionanti, rileva ancora la Rete dei Numeri Pari: "Raddoppiano i numeri della povertà relativa (9 milioni di persone) e triplicano quelli della povertà assoluta (5 milioni). Triplica anche il numero dei miliardari – 342 nel nostro paese – a riprova del fatto che il problema non è l'assenza di ricchezza o di crescita bensì di redistribuzione della ricchezza, modelli industriali scelti, regimi fiscali e politiche sociali. A causa dell'austerità e dei tagli alla scuola pubblica, oggi l'Italia è il peggiore paese per dispersione scolastica (17,6%), il peggiore per impoverimento della popolazione giovanile, quello che ha investito meno di tutti in istruzione e cultura, quello che ha il maggior numero di precari e con la peggiore distribuzione della ricchezza insieme alla Gran Bretagna. Tutto questo in appena otto anni".

Come presidente di Libertà e Giustizia, un'associazione di cultura politica che ha aderito alla rete dei Numeri Pari, credo che se vogliamo davvero difendere il progetto della Costituzione è da qui che bisogna partire. La Costituzione fu scritta da politici che, comunque la pensassero, erano profondamente inseriti nella vita reale, e in una vita sociale ancora largamente interclassista. Oggi viviamo in una somma di gated communities in cui i salvati non incontrano più i sommersi: una società separata strutturata in quartieri diversi, sanità diversa, scuole diverse, mezzi di trasporto diversi. Chi prende le decisioni semplicemente non conosce il mondo su cui quelle decisioni ricadranno.

È per questo che uno come me, una associazione di "salvati" come Libertà e Giustizia, ha bisogno di andare a scuola di realtà: non si può parlare di povertà, bisogna parlare con la povertà. Bisogna provare a "sentire", per poter capire: e per poi poter giudicare, e agire.

Con grande fatica sta forse nascendo un quarto polo politico ed elettorale, finalmente una Sinistra. È una cosa importante, perché senza una sinistra in Parlamento le cose, fuori dal Parlamento, andranno anche peggio.

Ma chi spera di rovesciare il tavolo delle diseguaglianze e cambiare radicalmente il volto sfigurato di questo paese sa che questo è solo un timido inizio. Citando san Paolo (lettera agli Ebrei, 1) possiamo dire che "non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura".

Ecco la città futura inizia domani, 14 ottobre, nelle piazze di tutta Italia.

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